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Balbuzie: dar voce al corpo

“Secondo la definizione di Rossi-Giberti la balbuzie è vista come disturbo del comportamento psicomotorio, in cui la difficoltà di espressione verbale interessa la regolarità e il ritmo della muscolatura fono-respiratoria”


Ogni balbuziente balbetta in maniera differente, per via di cause diverse. Il balbuziente è già bloccato in partenza, ancor prima di parlare, attanagliato dalla paura che questo accada; vive una situazione di panico costante e, proprio nel momento in cui si trova a dover affrontare una “prestazione” verbale, le parole rimangono automaticamente bloccate.

Il balbuziente irrigidisce il corpo, il cuore comincia a battere velocemente, il respiro diviene improvvisamente irregolare, l’ansia esplode, le mani sudano e rimane in apnea di fiato, mentre anche i muscoli del viso si contraggono involontariamente ed il risultato è una smorfia imbarazzante.
Tutto ciò che riguarda la balbuzie provoca sofferenza e fa guardare al mondo con paura, timore e sensazione d’esserne esclusi, con conseguenze che coinvolgono l’autostima ed il valore profondo della persona, intesa nella sua globalità.

“In ogni gesto, c’è la mia relazione col mondo, il mio modo di vederlo, sentirlo, la mia educazione, il mio ambiente, la mia costituzione psicologica, il mio modo di offrirmi, tutta la mia biografia” (U. GALIMBERTI).

Il corpo ci rappresenta, ci racconta; funge per noi, in tutti i vari modi in cui possiamo essere ed esistere. Il corpo è custode silente delle nostre memorie più antiche ed arcaiche, che hanno origini lontane e si rispecchiano nelle forme di accudimento ricevute nella primissima infanzia: il dialogo tonico-emozionale madre-figlio, in quest’epoca, non si avvale del tradizionale codice verbale, ma passa attraverso messaggi non verbali, che derivano da precisi stati affettivi: contatto fisico, sguardi, sorriso, odori; in questo rapporto di vicinanza, il piccolo, oltre a ricevere le necessarie cure, stabilisce un contatto pelle a pelle con la sua mamma.

Il nostro corpo è, dunque, la prima fonte di comunicazione di cui abbiamo esperienza e, sebbene, crescendo, impariamo pian piano a dimenticarci la ricchezza delle sensazioni fisiche nella loro componente emotiva, il corpo continua a parlare, a parlarci. L’identità, infatti, si iscrive nella memoria del corpo, nei gesti, nella postura, nella mimica, specchio della personalità del soggetto e codice comunicativo molto più diretto, efficace ed autentico.
Solo attraverso corpo e movimento entriamo in contatto con l’ambiente e con gli altri e possiamo esprimere le nostre emozioni. In tal senso, la pratica psicomotoria offre la possibilità di sentire ed esprimere i nostri stati d’animo, positivi e negativi e stimola ad utilizzare il corpo come strumento consapevole d’interazione e comunicazione con l’altro.
Il tempo psicomotorio è un tempo rallentato, di ascolto, scoperta, accettazione di sé e dell’altro, in quanto esseri unici e speciali; qui l’identità si racconta, si riconosce e si esprime, nell’investimento dello spazio, del tempo, degli oggetti, delle relazioni, in un ritmo corporeo personale e privo di giudizio.
Lo psicomotricista accoglie ed interpreta l’espressività globale del soggetto e lo accompagna nel suo percorso introspettivo di scoperta. Empatico nell’ascolto, diventa figura strutturante e di contenimento.
Ha un ruolo di facilitatore e di attivatore delle risorse personali d’ognuno. L’intervento psicomotorio è, dunque, orientato ad attivare i potenziali evolutivi, di ciascun individuo, a promuovere la dimensione relazionale, nel rispetto della propria essenza, natura e diversità, rafforzando l’ autostima e stimolando la motivazione. In un clima di fiducia e sostegno, le proposte laboratoriali sono calibrate sui bisogni evidenziati dal soggetto.
La psicomotricità si configura come disciplina che studia l’attività psichica di una persona attraverso il movimento del corpo, al fine di ristabilire le funzioni motorie e comportamentali del soggetto, aiutare a mantenere l’equilibrio psicofisico di bambini, adulti e anziani e contribuire a far vincere i momenti di crisi evolutiva presenti in individui di ogni età.
Avere ed essere un corpo, come veicolo di espressione equilibrata delle emozioni e di una buona regolazione affettiva, rappresenta la condizione fondante per l’affermazione dell’identità degli individui.