Trattare il mal di schiena! Postura ed esercizi

L’affezione dolorosa nota come mal di schiena e più scientificamente come dorsopatia è quella sensazione di dolore sentita sul dorso che può provenire dai muscoli, nervi, ossa, superfici articolari o da altre strutture nella colonna vertebrale.

mal di schiena
Dott. Antonio Siepi – Fisioterapista

Il dolore può essere costante o intermittente, rimanere fisso in un posto o essere riferito o irradiarsi ad altre aree. Può essere un dolore sordo, gravativo, oppure una sensazione di dolore acuto o trafiggente o bruciante.

Il dolore può essere sentito al collo (e può irradiare alle braccia e alle mani), nel mal di schiena “alto”, oppure, alla bassa schiena o fondoschiena (nel mal di schiena “basso”, e può irradiarsi alle gambe o piedi), e può includere altri sintomi oltre al dolore, come debolezza, sensazione di addormentamento o formicolii.

Per una corretta terapia è necessaria una corretta diagnosi. Si raccomanda in ogni caso di consultare un medico, evitare il sentito dire o il fai da te.

Gli obiettivi che ci si prefigge quando si tratta il mal di schiena sono di raggiungere la massima riduzione nell’intensità del dolore il più rapidamente possibile, restituire la capacità lavorativa individuale, aiutare il paziente a sopportare il dolore residuo e a modificare lo stile di vita e la postura fino al completo recupero.

Non tutte le terapie funzionano per tutti i tipi di dorsopatia o per tutti gli individui con la stessa condizione, e molti pazienti trovano che sia necessario sperimentare diverse opzioni terapeutiche per determinare quale funzioni meglio per loro.

Anche lo stadio della patologia in cui ci si trova (acuto o cronico) è un fattore determinante nella scelta del trattamento.

Nella scelta del trattamento medico è importante affidarsi a un medico perché l’aspetto più importante è una corretta diagnosi: molti pazienti sono costretti a sperimentare diversi trattamenti anche perché alcuni non risultano particolarmente efficaci.

Il ricorso a farmaci è la prima terapia normalmente utilizzata. Mentre l’utilizzo dei farmaci è utile in casi acuti per ridurre il dolore, è il caso di approfondire le cause del dolore se questo si presenta più volte l’anno e sperimentare terapie non farmacologiche anche per ridurre gli effetti collaterali di un eccessivo utilizzo di farmaci.

La fisioterapia e l’esercizio, includendo lo stretching e il rafforzamento (con l’obiettivo specifico sui muscoli che sorreggono la colonna vertebrale), quando accompagnati da una completa “istruzione nell’uso della schiena”, possono migliorare la dorsopatia.

Gli esercizi fisici possono essere effettuati dal paziente individualmente, o sotto supervisione di un professionista.

Ufficio Stampa

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L’artrosi è una delle principali patologie che colpisce le articolazioni causando la degenerazione del tessuto cartilagineo.

Molto spesso questa patologia colpisce soggetti giovani che, oltre all’utilizzo di antinfiammatori per brevi periodi, sono costretti a ricorrere alla chirurgia protesica. Ad oggi sono stati fatti molti passi avanti nell’evoluzione delle tecniche chirurgiche.

In Italia grazie alle recenti ricerche, sono stati compiuti grandi passi in avanti nel campo della rigenerazione dei tessuti. La cartilagine può crescere e rigenerare le articolazioni senza dover utilizzare protesi metalliche. I pazienti che subiscono una lesione articolare o #lesionicartilaginee traggono significativi benefici dalle moderne tecniche. Con un intervento biologico-rigenerativo possono curarsi e posticipare di molti anni (o addirittura evitare) l’impianto di una protesi metallica.

Quali sono i vantaggi?

I vantaggi di questa tecnica sono molteplici in particolar modo nei soggetti giovani, infatti la classica chirurgia protesica utilizza strutture in metallo che devono essere sostituite nel tempo (15-20 anni) e quando avviene in età avanzata, il re-intervento comporta alti rischi, sia per l’operazione che per la protesi da revisione. Al contrario l’impiego di un presidio biologico nella lesione e di uno scaffold, composto da nanostrutture complesse, stimola la rigenerazione della cartilagine. In questo modo il tessuto viene rigenerato e la lesione guarisce naturalmente.

Cosa fare dopo l’intervento?

Dopo l’intervento occorre chiaramente intraprendere un’idonea riabilitazione finalizzata alla rieducazione articolare.

Nel video inserito troverete maggiori informazioni relative a questa a questa tecnica chirurgica e la testimonianza di una paziente che ha risolto il suo problema grazie all’innesto di uno scaffold bioingegnerizzato a base di collagene e magnesioidrossiapatite, per la rigenerazione osteocondrale.

Tag: #lesionicartilaginee #cartilagine #adv

di Marco Abbro – Osteopata

Anche a Cava de’ Tirreni abbiamo il piacere di comunicare l’apertura di un Hub per l’osteopatia e l’assistenza per la disabilità, lo studio Abbro è centro regionale di COME for Children. COME FOR CHILDREN promuove l’assistenza osteopatica di bambini con disabilità neuromotorie.

Il progetto COME FOR CHILDREN nasce con l’intenzione di fornire servizio di Osteopatia gratuito a bambini di età pediatrica (0-16 anni) con disabilità psicofisiche attraverso la collaborazione con istituzioni, enti, associazioni di malati, fondazioni e singoli cittadini. Le attività si svolgono presso i centri regionali COME FOR CHILDREN dove alle attività di clinica si unisce quella di formazione e di ricerca. Crediamo fortemente nell’interdisciplinarietà e perciò collaboriamo con le altre figure professionali mediche e paramediche al fine di raggiungere il miglior risultato per il bambino. La società in cui viviamo è sempre più incentrata sul singolo piuttosto che sulla collettività e assume sempre più un aspetto piramidale con la tendenza a lasciare indietro gli elementi più fragili, noi sposiamo una filosofia in controtendenza dove al centro c’è la capacità di comprendere a pieno lo stato d’animo altrui: empatia, la qualità morale d’interessarsi al benessere dei propri simili: altruismo, (dal latino alter, «altro») si indica l’atteggiamento e il comportamento di chi ha la qualità (morale) di interessarsi al benes-sere dei propri simili. Siamo un gruppo multidisciplinare (osteopati, fisioterapisti, psicomotricisti) che ha lo scopo di integrare il trattamento osteopatico alle cure tradizionali per migliorare la salute e la crescita del bambino, in particolare nei bambini con disabilità. COME FOR CHILDREN è presente in Italia tramite Centri Regionali e all’estero con Missioni nei paesi in via di sviluppo.

Offriamo il nostro servizio gratuitamente a privati (famiglie e disabili) e a fondazioni/associazioni di malati. I dati raccolti dalle nostre attività cliniche sono utilizzati per la ricerca scientifica al fine di validare protocolli d’intervento innovativi nella disabilità pediatrica. Far parte di COME FOR CHILDREN vuol dire crescere come professionista e come essere umano. Un insieme di professionisti riuniti sotto un unico nome COME FOR CHILDREN al servizio dei bambini con disabilità. Uno dei format che l’associazione promuove è la giornata “Hand to hand”, in giro per l’italia, potete trovare tutte le info sulla pagina facebook sia dello Studio Abbro che della pagina Come for Children. A breve comunicheremo le date per una giornata promossa proprio a Cava de’ Tirreni, restate connessi.

 

di Nadia Sica – Responsabile Centro TeRi 

Stai dritto”, “di questo passo ti verrà la gobba”, “tieni dentro le spalle“. Parole di genitori, insegnanti, istruttori.

La scoliosi si manifesta con una deviazione permanente della colonna vertebrale che peggiora con il passare degli anni ed è spesso presa sottogamba. Diagnosticare e correggere questo disturbo per tempo è fondamentale. “È importante portare i bambini dal pediatra per controlli periodici, soprattutto nelle due fasi di massima velocità di accrescimento”.
Il primo campanello di allarme deve suonare intorno ai 6 anni, il secondo con l`inizio della pubertà. La scoliosi colpisce entrambi i sessi ma con maggior prevalenza le femmine, il 70-80% di casi.

Diagnosi

Diagnosticare la scoliosi per tempo è importantissimo, per non rendere la correzione un`impresa impossibile. Lo specialista può riconoscerla a occhio nudo attraverso il cosiddetto “bending test anteriore”: il paziente tiene le gambe tese e le mani unite, poi flette il busto in avanti, se a lato della colonna si formano delle gibbosità siamo in presenza di una scoliosi. Il passo successivo è una radiografia e la valutazione di un ortopedico. Nei casi più lievi basta una rieducazione posturale. Quelli più gravi richiedono l`applicazione di un bustino ortopedico.

Trattamento e cura

Un programma posturale adeguato è in grado di arrestare il progresso della patologia e stabilizzarla. Da un punto di vista diagnostico è fondamentale valutare se si è alle prese con un paziente affetto da scoliosi strutturale o da semplice atteggiamento scoliotico. Una scoliosi strutturata è una deformazione permanente, fissa, non suscettibile di miglioramento senza intervento esterno, che si accompagna sempre ad alterazioni anatomiche della colonna vertebrale. Una scoliosi strutturata coinvolge, oltre alla spina dorsale, le articolazioni, i legamenti, la muscolatura paravertebrale, e, nei casi più gravi, anche gli organi interni e le visceri. Sottovalutare il potenziale evolutivo di una scoliosi strutturata può portare a conseguenze drammatiche; allo stesso modo scambiare un semplice vizio posturale per una scoliosi può portare a proporre terapie lunghe, costose e spesso inutili se non dannose.

Presso il Centro Teri di Medicina Fisica e Riabilitazione di Cava de’ Tirreni è possibile seguire dei corsi di ginnastica posturale e ginnastica correttiva. Rivolgiti con fiducia al nostro Centro

del Dott. Antonio Siepi – fisioterapista

Capita spesso che  ti addormenti in posizione strana, e ti risvegli con il collo rigido e dolente.

Se non hai particolari problemi, ti “sciogli” un po’ e dopo qualche minuto sei come nuovo.

Ma se all’interno dei tuoi muscoli e/o delle tue vertebre cervicali “cova” qualche problema, un semplice episodio come questo può trasformarsi in una vera e propria infiammazione cervicale. In molti casi, l’infiammazione cervicale si può presentare anche senza un particolare evento scatenante, o comunque con eventi scatenanti apparentemente “banali”.

In genere, se gli eventi che te la scatenano sono “minimi”, significa che i tuoi muscoli cervicali sono sempre molto tesi, contratti ed “in allerta”.

Quando si ha una infiammazione acuta del tratto cervicale, i principali sintomi possono essere: rigidità e dolore nei movimenti del collo, pesantezza della testa e/o cefalea, mancanza di lucidità, vertigine o senso di sbandamento, difficoltà visive, non dipendenti da occhiali. Bene, ora vediamo cosa fare quando hai i sintomi di un tratto cervicale “in fiamme”.

La DOVEROSA premessa e primissima raccomandazione è questa: per l’infiammazione acuta non c’è poi molto da fare. L’infiammazione è un processo fisiologico che ha COMUNQUE bisogno dei suoi tempi (da 24 a 72 ore) per ridursi spontaneamente.

Rimedio #1: anti infiammatori

La prima cosa istintiva da fare è quella di prendere un anti infiammatorio, che può essere naturale o farmacologico, da banco o prescritto dal tuo medico. Qui non ho raccomandazioni particolari da fare, perchè non è il mio campo di competenze: inoltre, la risposta a queste sostanze è soggettiva che più soggettiva non si può.

Una sola informazione importante: in molti casi di infiammazione cervicale (tipo torcicollo) i farmaci non hanno grande effetto, sia quelli naturali che quelli “chimici”. Se noti che assumere un anti infiammatorio ti è in qualche modo di aiuto ok, altrimenti non insistere: il mancato beneficio non dipende dalla sostanza che hai usato, ma dalle caratteristiche del problema.

Rimedio #2: applicazione di calore

Dal punto di vista “accademico”, su una infiammazione acuta andrebbe applicato il freddo, come si fa su una distorsione di caviglia. L’esperienza diretta però ti suggerisce che applicare il freddo in molti casi peggiori la contrattura muscolare, mentre il naturale effetto rilassante del calore sia del tutto più benefico.

Il rilassamento muscolare è il motivo per cui molte persone traggono beneficio dalla doccia calda.

In ragione di questo, l’impacco con la borsa dell’acqua calda può essere una buona idea, così come può esserla quella dei cerotti riscaldanti.

Utilizzati saltuariamente, questi cerotti possono essere un valido aiuto: mantengono il calore per diverse ore e sono piuttosto comodi da indossare.

Rimedio #3: collare morbido

L’infiammazione cervicale non ha le stesse caratteristiche per tutte le persone.

Se ti si presenta un dolore tipo “torcicollo”, l’applicazione del cerotto riscaldante può essere un sollievo, ma se le tue manifestazioni sono pesantezza, mal di testa e disturbi della vista, difficilmente quest’ultimo ti sarà d’aiuto.

In questi casi, puoi trarre molto più beneficio dall’utilizzo, per qualche ora, di un collare morbido.

Il collare è uno strumento da utilizzare con parsimonia: più lo utilizzi, più i tuoi muscoli si indeboliscono, e più i tuoi muscoli si indeboliscono, più facilmente si infiammano.

In ogni caso, portare il collare per un giorno o due non provoca alcun problema.

Rimedio #4: esercizi indiretti

Quando si ha il tratto cervicale infiammato, fare esercizi che coinvolgano direttamente la zona non è una buona idea: al di là del fatto che si possono irritare maggiormente le strutture, non sono di alcun aiuto.

Non esiste esercizio (così come non esiste manipolazione) che possa ridurre un vero e proprio processo infiammatorio.

Se hai il tratto cervicale infiammato, molto meglio approcciarsi ad esercizi che vadano a lavorare sui muscoli cervicali in maniera indiretta.

Quindi rivolgiti ad un  fisioterapista che attui i programmi di prevenzione e riabilitazione nelle disfunzioni muscolo-scheletriche del trattto cervicale.

Affidati sempre alle mani giuste!!!!!

“Il mal di schiena acuto è caratterizzato da un breve periodo (fino a 3 mesi) di limitazione fisica causata dal dolore o da un disagio a livello lombare, o da un dolore o intorpidimento che scende lungo la gamba (Sciatica)”

I trattamenti raccomandati dalle Linee Guida sono indirizzati ad aiutare le persone ad alleviare i sintomi dolorosi, a ricostruire una tolleranza al movimento e a ritornare al più presto possibile alle proprie attività abituali. 

Questo nuovo approccio al trattamento si allontana dai trattamenti più tradizionali che prevedono la prescrizione di antidolorifici e di un prolungato riposo a letto e indirizza ad un metodo più attivo, che coinvolge il paziente in prima persona nell’affrontare gli episodi di mal di schiena acuto, sottolineando l’importanza degli esercizi contrapponendosi ai farmaci per il sollievo dai sintomi. Abitualmente, i sintomi vengono attribuiti a una riduzione della forza della muscolatura dorsale, a tensione o contrattura muscolare, a distorsioni vertebrali, a lesioni legamentose o muscolari, o a problemi articolari.

Qualche volta, i nervi che fuoriescono dal midollo spinale possono essere irritati da dischi “protrusi”, che causano dolore al gluteo o alla gamba. Ciò può causare anche intorpidimento, formicolio, o debolezza alle gambe. Chi ha una scarsa condizione fisica o fa un lavoro che richiede sforzi pesanti e/o periodi prolungati in posizione seduta o in piedi, è più a rischio per il mal di schiena. Lo stress emotivo o periodi prolungati di inattività possono far sembrare peggiori i sintomi dorsali. Ecco alcuni consigli sia per prevenire che per trattare il mal di schiena acuto. 

Fare regolarmente esercizi: esercizi specifici possono allenare muscoli importanti per la salute della schiena e possono aiutare a prevenire altri problemi. Portare scarpe comode, con tacco basso: le solette nelle scarpe possono aiutare chi deve stare in piedi per lunghi periodi di tempo. Porre le superfici di lavoro ad un’altezza comoda: usare una sedia con un buon sostegno a livello lombare. Quando si fa un sollevamento, tenere gli oggetti vicino al corpo: evitare sollevamenti in torsione, flessione e allungamento. Le fasce lombari, usate per prevenzione, possono consentire a qualcuno di continuare a lavorare quando il lavoro richiede frequenti sollevamenti. Riposare i piedi su uno sgabello basso quando si deve stare seduti per lunghi periodi di tempo. Mettere un cuscino o un asciugamano arrotolato dietro alla zona lombare quando si guida per lunghe distanze.
Fermarsi spesso e camminare per qualche minuto. Per dormire comodamente, mettere un cuscino sotto le ginocchia quando si dorme in posizione supina, o in mezzo alle ginocchia quando si dorme su un fianco.

La fisioterapia è l’insieme degli strumenti che il fisioterapista utilizza sulle parti del corpo di un paziente per alleviarne o guarirne i sintomi collegati ad una patologia in atto.

Questo include il benessere fisico, psicologico, emozionale e sociale. Ciò richiede l’interazione tra il fisioterapista, il paziente/cliente, altri professionisti sanitari, le famiglie, i care-giver, le comunità in un processo dove il movimento potenziale viene valorizzato e gli obiettivi condivisi attraverso la specifica conoscenza e competenza del fisioterapista.

Il fisioterapista utilizza l’anamnesi l’esame fisico e quando necessario i risultati di esami di laboratorio (esame radiografico, ecografico, elettromiografico, ecc.) per stabilire un piano di trattamento in seguito alla diagnosi della patologia.

Per esercitare la professione di fisioterapista è necessaria la Laurea in Fisioterapia, triennale abilitante alla professione sanitaria del fisioterapista. Dopo tale percorso è possibile accedere a Master di Specializzazione, alla Laurea Specialistica in Scienze della Riabilitazione, biennale, di carattere manageriale, didattico e di ricerca clinica e quindi ai Dottorati di Ricerca.

Al momento la figura professionale del fisioterapista risente dell’abusivismo della professione e della mancanza di un ordine professionale che tuteli gli operatori abilitati e i pazienti.

Essendo il fisioterapista l’operatore abilitato a svolgere in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie, gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori, e di quelle viscerali conseguenti ad eventi patologici, a varia eziologia, congenita o acquisita, il suo intervento può avvenire in equipe con altri professionisti sanitari, come il logopedista, il terapista occupazionale, medico di medicina generale, l’ortopedico, il neurologo, il cardiologo, lo pneumologo, il neuropsichiatra, il fisiatra ecc.

Si chiama kinesio taping e lo abbiamo visto comparire proprio di recente, durante i campionati mondiali di calcio 2014 svoltisi in Brasile. Stiamo parlando di quei cerotti colorati, che i calciatori mostravano su varie parti del corpo a seconda del loro utilizzo.

L’applicazione si chiama “kinesio taping”, non è una pratica nuova nel mondo degli sportivi, anzi pare sia molto richiesta e utilizzata già da lungo tempo.

La nascita di questa metodica risale agli anni Settanta ed è opera di un chiropratico giapponese, il dottor Kenzo Kase.

“Il kinesio taping è una metodica basata sull’applicazione di un particolare tipo di cerotto elastico in cotone, che non rilascia alcun principio attivo ed è stato brevettato appositamente per il trattamento di piccole lesioni di natura neurologica e/o ortopedica.

Ai muscoli non viene attribuito solamente il compito di muovere il corpo, ma anche il controllo della circolazione dei fluidi venosi e linfatici e della temperatura corporea. Se correttamente applicato questo speciale cerotto può quindi potenziare gli effetti del trattamento riabilitativo”.

A seconda della tecnica utilizzata il tape ha quatto principali effetti fisiologici: corregge la funzione muscolare facilitando o inibendo la contrazione, aumenta la circolazione del sangue e della linfa, favorendo l’eliminazione di edemi e drenaggio linfatico, riduce il dolore grazie all’attivazione neurologica ottenuta mediante stimolo propriocettivo ed un riequilibrio dell’attività linfatica e migliora il “range” di movimento e l’allineamento articolare tramite il recupero della funzione e della fascia muscolare.

Il bendaggio, se applicato correttamente, riduce il dolore e facilita il drenaggio linfatico tramite il sollevamento della pelle. La superfice corporea coperta dal Kinesio Taping forma delle convoluzioni aumentando lo spazio interstiziale. Appena il corpo si muove, il tape funzionerà come una pompa, stimolando continuamente la circolazione linfatica nella funzione di drenaggio, ottenendo anche una attenuazione dell’irritazione sui recettori del dolore della pelle.

Le applicazioni possono aiutare a ridurre l’infiammazione, il dolore, la fatica e il dolore muscolare, aumentare la mobilità articolare, correggere la postura, prevenire la possibiltà di infortuni. Viene usato in molteplici aree della fisioterapia e della riabilitazione come supporto ad altre tecniche migliorandone effetti e risultati.

Non ci sono controindicazioni specifiche nell’applicazione però devono essere applicati da fisioterapisti esperti, che abbiano praticato corsi appositi e che sappiano quindi come posizionare nel modo corretto le strisce elastiche.

Se non vengono applicate correttamente infatti non danno alcun beneficio. Quindi è sconsigliato il “fai da te”.