I primi passi del proprio bambino sono un momento carico di emozione per mamma e papà.
Camminare è un traguardo che si raggiunge dopo uno sviluppo fisico e motorio che deve procedere in modo naturale.
I bambini hanno i loro tempi, qualcuno comincia a muovere i primi passi già a 10 mesi, altri invece rimandano il moneto, diventano gattonatori professionisti e si alzano non prima dei 13-14 mesi.
Non c’è fretta e bisogna avere pazienza, senza costringere il bambino a fare movimenti che non gli vengono spontanei e che sono innaturali. Prima o poi verrà il momento giusto per tutti i piccoli di trovare il coraggio e la voglia di alzarsi e muovere i primi passi.
Il corpo umano è strutturato per svolgere molti movimenti diversi: rotolarsi, arrampicarsi, gattonare, piegarsi, flettersi, ecc. Si tratta di movimenti che nei bambini piccoli vediamo molto frequentemente e tendiamo a sottovalutare in favore del cammino.
Camminare significa diventare autonomi nel movimento, non avere bisogno di essere presi in braccio, portati nel passeggino o nella fascia, ma deve essere una conquista a cui il bambino arriva autonomamente dopo aver esplorato tutti i movimenti possibili.
Ma anche se non dobbiamo forzarli possiamo certamente stimolarli.
Per far fronte ai goffi tentativi di stare in piedi dei bambini si ricorre anche a strumenti come il girello che permette di lasciare il bambino libero di scorrazzare per la casa mentre la mamma si occupa di altro.
Secondo le attuali indicazioni dei pediatri, questi tentativi di accelerare la motricità dei bambini non portano un reale vantaggio, anzi andrebbero proprio evitati in favore di una motricità libera e spontanea.
Quando il bambino inizia a camminare da solo, ha sviluppato il senso dell’equilibrio, ha irrobustito le gambe attraverso altri momenti e i giochi, ha imparato cosa significa alzarsi e spostarsi con il movimento dei piedi e delle ginocchia.
Anche se è giusto rispettare i tempi individuali del bambino e le sue varie tappe di sviluppo è comunque importante monitorare le fasi della crescita in modo da potersi accorgere se qualcosa non dovesse andare nel verso giusto.
Così come un bambino che non parla a due anni va fatto visitare dal pediatra o dallo specialista, altresì un bimbo che non cammina a venti mesi va fatto controllare.
Ufficio Stampa
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