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Vitamina D ed “Integrazione alimentare” – Dott.ssa Concetta De Rosa

Prima della scoperta della Vitamina D, un’alta percentuale di bambini delle aree urbane, specialmente nelle zone temperate, andava incontro a rachitismo. C’era chi pensava che la malattia fosse dovuta a mancanza di aria pura e di raggi solari.
Le ricerche di Mellanby (1919) e di Huldschinsky (1919) dimostrarono che l’aggiunta di olio di fegato di merluzzo alla dieta e/o l’esposizione alla luce solare erano in grado di prevenire o di curare la malattia.

La vitamina D, dunque, è responsabile dell’assimilazione intestinale di calcio e fosfato e regola il loro metabolismo.
Per tale motivo svolge un ruolo importante nella formazione di ossa e denti. Recenti scoperte scientifiche hanno mostrato che la vitamina D non è importante unicamente per la salute delle ossa, ma per l’intero apparato motorio, in particolare per i muscoli.

La vitamina D è una vitamina cosiddetta liposolubile, vale a dire che si scioglie nei grassi e esistono in natura due forme principali: la vitamina D2 (ergocalciferolo) di origine vegetale, e la vitamina D3 (colecalciferolo) di origine animale.
La vitamina D, anche se presente in alcuni alimenti è prodotta dall’organismo in seguito all’esposizione della pelle al sole. La radiazione ultravioletta, infatti, trasforma un grasso, simile al colesterolo, presente nella pelle in vitamina D3 (colecalciferolo).

La vitamina D prodotta nella pelle, o introdotta con la dieta e assorbita nell’intestino, passa poi nel sangue dove si lega a una proteina specifica che la trasporta ai diversi organi e tessuti.
Nel fegato e nel rene la vitamina D viene trasformata prima in calcidiolo e poi in calcitriolo, la molecola dotata di attività biologica.

Azioni extra-scheletriche della vitamina D

Oltre alle azioni sul tessuto osseo, la vitamina D ne svolge numerose altre, raggruppate comunemente sotto il termine di azioni extra-scheletriche della vitamina D.
Tra queste è di particolare importanza il contributo della vitamina D al buon funzionamento del sistema di difesa dell’organismo (sistema immunitario). In particolare, la vitamina D è importante per l’attivazione della prima linea di difesa contro alcuni microrganismi patogeni poiché aumenta la capacità delle cellule del sistema immunitario, preposte a questa funzione, di eliminare microrganismi. Inoltre la vitamina D ha la capacità di modulare la risposta infiammatoria controllando il grado di attivazione di molte cellule del sistema immunitario e la produzione di fattori che intervengono nell’infiammazione.

Alcune linee di Ricerca hanno suggerito una possibile associazione tra omeostasi della vitamina D e malattie infettive, metaboliche, tumorali, cardiovascolari e immunologiche, e al momento sono in corso numerosi studi sulla correlazione tra la severità dell’infezione da COVID-19 e i livelli di vitamina D.

Carenza di Vitamina D

I fattori di rischio più comuni di carenza di vitamina D sono: fumo di sigaretta, età avanzata, obesità, allattamento al seno (il latte materno è una scarsa fonte di vitamina D), morbo di Crohn, celiachia, bypass gastrico, insufficienza renale ed epatica, patologie dermatologiche estese come psoriasi, vitiligine, dermatite atopica.

Purtroppo, in caso di carenza, non c’è sintomatologia manifesta, dunque la diagnosi avviene principalmente tramite esami del sangue.

Alle nostre latitudini, per mantenere un livello adeguato di vitamina D, da Marzo a Novembre è sufficiente un’esposizione alla luce del sole di circa il 25% della superficie corporea, per almeno 15 minuti 2-3 volte alla settimana. Nei restanti mesi, invece, l’intensità dei raggi solari è insufficiente a convertire il precursore in vitamina D e per questo motivo l’esposizione solare può non bastare.

In questo periodo determinate categorie dovrebbero controllare il proprio livello di vitamina D e valutare con il medico l’eventualità di assumere integratori e/o farmaci.

Dott.ssa Concetta de Rosa – Medico di Medicina Generale