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FACEBOOK MI HA ROVINATO “LA VITA”

Ebbene si, nella mia pratica clinica, ormai sempre più spesso, oserei dire quasi sempre sento sempre più spesso frasi del tipo:“… ci siamo lasciati per colpa di facebook…” “ abbiamo litigato su facebook…”  “non parlo con le persone se non su facebook”

Ovviamente la mia osservazione, non vuole essere la ricerca spasmodica di un capro espiatorio o, la colpevolizzazione di un mezzo comunicativo per giustificare il malessere o le problematiche della nostra società. Ma di certo non possiamo non considerare, face book, come uno strumento sociale importante e a volte determinante delle nostre scelte, siano esse volte al positivo o al negativo.
Ritengo innanzitutto, ai nostri giorni, che sia inimmaginabile una vita che non sia vissuta almeno in parte o in alcuni aspetti come direbbe un informatico : ON LINE.

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Molti sono gli aspetti postivi dell’utilizzo della rete, come la facilità di raggiungere delle informazioni, la possibilità, in tempi passati utopica, di stare in contatto in pochi secondi con persone care lontane, l’ulteriore importantissima possibilità culturale di frequentare corsi on line, quest’ultima fondamentale soprattutto per chi portatore di disabilità abbia delle difficoltà reali, motorie  a spostarsi dalla propria abitazione e non solo.

Ma quando “essere on line” diventa una vera e propria ossessione o, condiziona le nostre scelte cosa accade ai nostri comportamenti?

Capita, infatti che spesso controlliamo i “nostri amori” o le nostre amicizie, insomma le nostre relazioni, monitorando le pubblicazioni su face book e, gli ultimi accessi a Whats App.
Antonio Polito in tempi addietro aveva pronosticato che i nostri figli avrebbero avuto l’appellativo di Generazione del pollice, riferendosi proprio all’eccessivo utilizzo di smart phone, tablet tali per cui le generazioni future sarebbero nate con una mutazione dell’ossatura della mano che avrebbe provocato, per effetto della digitazione, un pollice con una lunghezza superiore alla norma.
Diventiamo, in particolari momenti della nostra vita, a volte quotidianamente una sorta di controllori delle nostre e altrui vite, abbiamo bisogno di taggarci affinché si sappia dove siamo, quasi a dire se non lo pubblico su facebook, non esisto. Arrovelliamo i nostri pensieri, fino a convincerci, che un determinato mi piace, non indichi solo un semplice apprezzamento ma un interesse diverso, fino a raggiungere, nella nostra mente ed in caso di relazioni amorose, l’idea del tradimento.
Tutto questo a discapito, di un sano e più proficuo colloquio diretto con la persona, ostacolando e perché no serrando completamente qualsiasi aspetto comunicativo, in parola, con l’altro al di fuori di noi. Riservando alla comunicazione, aggressività, figlia del pregiudizio di quanto visto, letto su face book, dando per certo il virtuale piuttosto che quanto ci viene comunicato dalla persona con cui stiamo parlando.
Ovviamente, a volte potrebbe essere anche vero quanto da noi osservato on line, non vorrei peccare di buonismo, ma resta il fatto che credo fermamente che dovremmo meglio utilizzare questo strumento dandogli un peso meno fondamentale e meno condizionante nelle notre vite e, soprattutto nelle nostre relazioni.
È singolare infatti che la dipendenza da internet o Internet addiction sia stata annoverata tra le patologie psichiatriche presenti nel DSM – IV (manuale diagnostico di disturbi mentali).
(Fonte di quanto sotto esposto (Wikipedia) i fattori sono 5 vi ho segnalato i pù rilevanti a mio parere)
La dipendenza da Internet o Internet addiction è in realtà un termine piuttosto vasto che copre un’ampia varietà di comportamenti, ai quali sottostanno da un punto di vista psicologico problemi nel controllo degli impulsi e difficoltà nel regolare gli stati emotivi dolorosi ]. Inoltre la dipendenza da Internet e la dipendenza dal computer sono ormai inscindibilmente legate e a volte si usano i termini dipendenza online o dipendenza tecnologica per indicare il fenomeno nel suo complesso.
Secondo Kimberly Young, che ha fondato il Center for Online Addiction statunitense, sono stati infatti riconosciuti 5 tipi specifici di dipendenza online:
1. Dipendenza cibersessuale (o dal sesso virtuale): gli individui che ne soffrono sono di solito dediti allo scaricamento, all’utilizzo e al commercio di materiale pornografico online, o sono coinvolti in chat-room per soli adulti. La stessa può accompagnarsi a masturbazione compulsiva[7][8], vedi anche la più generale dipendenza sessuale.

2. Dipendenza ciber-relazionale (o dalle relazioni virtuali): gli individui che ne sono affetti diventano troppo coinvolti in relazioni online o possono intraprendere un adulterio virtuale. Gli amici online diventano rapidamente più importanti per l’individuo, spesso a scapito dei rapporti nella realtà con la famiglia e gli amici reali. In molti casi questo conduce all’instabilità coniugale o della famiglia.

Dire che forse, e in parte solo per quest’aspetto era meglio quando si stava peggio, quando ci si godeva un tramonto senza l’arrivo di una notifica, quando ci si sedeva ad un tavolo guardandosi negli occhi, quando potevi fare delle cose, visitare dei luoghi e perderti in essi senza che nessuno ci tagghi.

Dott.ssa Fabiola Esposito – Psicoterapeuta