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La Gravidanza

La durata della gravidanza viene calcolata in settimane, a partire dalla data dell’ultima mestruazione: per questo è importante conoscere con certezza questa data.

Si definisce gravidanza:

  • a termine quella il cui parto avviene tra le 37 e le 41 settimane;
  • pretermine (o parto prematuro) quella in cui il parto avviene prima delle 37 settimane;
  • protratta (oltre il termine) quando il parto avviene a 42 settimane o oltre.

Prima fase della gravidanza

Lo sviluppo del feto e dell’utero, la formazione della placenta, del liquido amniotico e delle membrane, il fatto che i tessuti trattengano una maggiore quantità di liquidi ed il deposito di una certa quantità di tessuto adiposo, comporta un costante e graduale aumento di peso che, nella norma, deve essere contenuto tra i 9 ed i 12 Kg.
Le mammelle aumentano di volume, le areole ed i capezzoli tendono a scurirsi e può iniziare una lieve secrezione liquida.

Verso la fine della gravidanza compare il “colostro”, un liquido che sarà prodotto fino a qualche giorno dopo il parto e che sarà il primo “alimento” del bambino, prima della montata lattea.
L’aumento di peso e di volume dell’utero provoca una serie di modificazioni nella distribuzione del peso e dell’equilibrio della gestante, che è indotta ad arcuare la parte inferiore della schiena. Questo può provocare dolori soprattutto in zona lombare e sacrale (lombosciatalgia). Evitare le calzature con il tacco alto.

Nella parte finale della gravidanza l’aumento del peso corporeo si farà sentire con un maggiore affaticamento e potranno comparire gonfiori alle caviglie. Il riposo è determinante per alleviare questi disturbi.
I movimenti del feto, già evidenziati dal 4°-5° mese, saranno più evidenti nell’ultimo trimestre.

Quando si avvicina il momento del parto

Nel periodo che precede il parto la donna accusa, più frequentemente di sera, dolori di lieve entità localizzati prevalentemente al basso addome e ai lombi, alcuni frequenti, altri radi, di durata di pochi secondi.
Questo periodo può durare parecchi giorni e, man mano che il tempo passa, aumentano le contrazioni dell’utero, che crescono di intensità (la donna si accorge che il ventre indurisce tutto con una sensazione dolorosa che dura pochi secondi).

Negli ultimi 15 giorni la donna avverte che il fondo dell’utero si abbassa, il respiro si fa più libero, riesce a digerire meglio; contemporaneamente avverte un maggior peso in basso, con un più frequente bisogno di urinare. E’ importante mantenere uno stato di tranquillità e serenità; è ancora il momento di partorire. Il parto, di norma, avviene dopo 40 settimane di gravidanza.

L’avvicinarsi del momento sarà dato da segni premonitori ben precisi:

  • la possibile fuoriuscita di perdite vaginali muco-gelatinose (tappo mucoso)
  • l’aumento della frequenza delle contrazioni uterine; diventano più ritmiche con intervalli che via via diminuiscono.

Le contrazioni possono accompagnarsi a sensazioni dolorose (dolori in basso o alla schiena).
Questi sono i sintomi del travaglio e a questo punto è opportuno che la donna si ricoveri per partorire. Durante il travaglio di parto l‘ostetrica si prende cura della mamma e del bambino, ascoltando regolarmente i suoi battiti cardiaci.
Le contrazioni diventano via via più frequenti e quando il collo dell’utero (canale del parto) è completamente aperto (pronto), la donna avverte il bisogno di spingere. Normalmente il bambino viene alla luce dopo 3-5 spinte valide.

Dopo la nascita il cordone ombelicale viene pinzato e tagliato. Dopo 10-15 minuti viene espulsa la placenta.

Non è vero che in gravidanza occorre mangiare per due

Un eccessivo aumento di peso può creare problemi sia durante la gestazione che al momento del parto.

Per questo è importante:

  • condurre un normale regime alimentare, impostato su una dieta semplice, varia, equilibrata, con pochi grassi (assunzione variata di carne, pesce, legumi, uova, verdure a foglia larga, frutta, cereali ecc.)
  • evitare cene troppo abbondanti, cibi troppo elaborati, fritti e grassi: una dieta troppo ricca di carboidrati (zuccheri, pane, pasta etc.) può favorire, in soggetti già predisposti, l’insorgenza del diabete
  • evitare completamente l’assunzione di bevande alcoliche.

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