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“Motivazione” e Sport a cura della dott.ssa Fabiola Esposito Psicoterapeuta

La motivazione può essere intesa come un processo di attivazione dell’organismo finalizzato alla realizzazione di un determinato scopo in relazione alle condizioni ambientali. (Anolli e Legrenzi, 2001).

Alcune ricerche condotte in ambito di Psicologia dello sport pongono l’attenzione sulle ragione principali per le quali si pratica uno sport, a qualsiasi livello e qualsiasi sia la disciplina. Le ragioni maggiormente citate, frutto della ricerca sono; il divertimento, lo sviluppo di competenze fisiche, guadagnarsi il consenso sociale, accrescere e migliorare la forma fisica e l’aspetto, l’affiliazione, dove per affiliazione si intende lo sviluppo del senso di appartenenza alla categoria sportiva. Tralasciando di approfondire i livelli socio culturali ed economici per i quali un soggetto piuttosto che un altro decida di intraprendere una carriera sportiva, di seguito affronteremo nel dettaglio seppur brevemente la motivazione orientata al successo nello sport ed alcune tecniche di motivazione e gestione dello stress pre-performance. Ma che relazione esiste tra motivazione e successo?

Sembrerebbe dagli studi di Murray, McClelland e Atkinson, che un elevato desiderio di successo e una scarsa paura dell’insuccesso comportino un livello di abilità più elevato durante la competizione; mentre, al contrario, una limitata predisposizione al successo associata ad una marcata paura dell’insuccesso comportino prestazioni migliori durante l’allenamento. Ovviamente per l’analisi di cui sopra, è da non sottovalutare l’aspetto legato alla personalità del soggetto. Con questo intendiamo dire che ciò che per  un soggetto potrebbe rappresentare avere successo, come ad esempio “vincere l’incontro”, per un altro il successo potrebbe essere rappresentato dall’aver fatto “una buona partita”.

Alcune ricerche (Weiss, Chaumenton, 1992), evidenziano infine come particolarmente importanti sembrano essere le risposte fornite dal contesto esterno, in particolare dall’allenatore: il feedback di quest’ultimo influenza notevolmente la percezione della propria abilità e la prestazione sportiva, soprattutto nei giovani adolescenti.

I risultati di questi due autori, evidenziano come i giovani prediligano dei rinforzi che non solo li incoraggino ma soprattutto forniscano loro suggerimenti di carattere tecnico volti a farli migliorare, e come questi stessi messaggi stimolino la loro percezione di competenza.

Uno degli obiettivi principali della psicologia dello sport è quello di fornire delle tecniche di gestione degli eventi o avvenimenti stressanti.

Tra queste tecniche abbiamo:

Il controllo del respiro, dove la semplice effettuazione di alcun respiri profondi e regolari permette all’atleta di abbassare in maniera immediata il livello di attivazione.

Il rilassamento progressivo neuromuscolare che consiste in esercizi di graduale contrazione e distensione di specifici distretti muscolari da svolgere con scadenza giornaliera, che coinvolgono la maggior parte dei muscoli del corpo.

Ed infine il training autogeno che si basa sull’apprendimento di esercizi di difficoltà crescente che consistono nel far ripetere mentalmente al soggetto delle frasi affermative, semplici e brevi.

Detto questo è da non sottovalutare o forse da tenere in primaria considerazione l’aspetto legato alle caratteristiche di personalità di ogni soggetto.

La psicologia insegna che se dobbiamo lanciare un cerchio e centrare un birillo il soggetto che avrà meno paura di riuscire sarà quello che si avvicinerà di più al birillo nel momento del lancio, invece quello che pensa di non farcela resterà ad una distanza maggiore.

Per cui è proprio il caso di dire:

PER FARCELA BISOGNA CREDERE DI FARCELA e in questo non c’è motivazione che tenga se non la percezione che si ha di se stessi e delle proprie capacità meglio nota come auto–coscienza o meta cognizione.