Intervista al Presidente dell’ Ordine dei Farmacisti di Salerno.

Per quanto possa sembrare strano da osservare, il farmacista è sostanzialmente rimasto fedele all’essenza della sua natura di professionista centrato sui bisogni della persona in due aspetti fondamentali della salute: la prevenzione e la cura.

Nel corso del tempo, le mutazioni della realtà da un punto di vista sociosanitario hanno visto accrescere la necessità di un “provider della salute”, di un professionista in grado anche di raccordare gli interventi operati sul paziente dagli altri professionisti sanitari a quelli generati dalle singole scelte individuali. Tutto questo nel segno della prossimità, della vicinanza intesa come disponibilità nello spazio e nel tempo, ma anche nel vissuto quotidiano di ciascun paziente che, prima ancora di essere considerato tale, va “interpretato” come Persona, nella sua dimensione materiale ma anche in quella comportamentale ed emotiva.

La sciagura della Pandemia di Covid19 ha reso visibile maggiormente questo ruolo: ovunque e sempre un farmacista ha potuto essere vicino alla popolazione che comunque ha continuato a soffrire di tutte le patologie preesistenti e ha continuato a doversi curare con il maggior gravame di una condizione più severa dovuta alla solitudine forzata e al timore di un futuro incerto.

E proprio in quegli orrendi momenti il Farmacista, chiamato alla massima collaborazione ha saputo evolvere parte del suo bagaglio cognitivo per indirizzarlo verso un settore più ampio rispetto a quello già posseduto, si è rimboccato le maniche in una formazione ancora più specifica e più adeguata alla nascente esigenza di salute sul territorio.

Definire, quindi, chi è oggi il farmacista sarebbe riduttivo nella misura in cui si darebbero confini alla potenzialità che questa professione ha nei confronti dei bisogni della collettività che, come è naturale che sia, sono velocemente mutevoli in funzione di quanto accade nel mondo circostante.

Direi sia importante vedere il Farmacista un una chiave dinamica che, tempo per tempo e luogo per luogo, riesce a tradurre in azioni la energia cognitiva che possiede, trasformando le azioni in un progetto che pone realmente al centro dei processi sanitari il paziente con le sue poliedriche esigenze. La Farmacia dei Servizi, che vede la Regione Campania impegnata nella sperimentazione per la remunerazione delle prestazioni e funzioni assistenziali erogate dalle farmacie con oneri a carico del Servizio Sanitario Nazionale, è, e sarà, la fucina nella quale si potrà iniziare a delineare il grande balzo.

Da tempo molte farmacie si sono impegnate ad offrire sempre maggiori servizi alla popolazione, con oneri alle volte a carico del cittadino o a volte con sperimentale spirito volontaristico; servizi spesso espressi in modo non uniforme sul territorio, ma seguendo una priorità di interventi estemporanea sull’onda delle necessità avvertite.

Definire un certo numero di prestazioni, quelle che emergeranno come maggiormente ottimizzanti l’impiego delle risorse, sarà la prossima frontiera da raggiungere per vedere ampliata ancor di più l’assistenza al cittadino, nella ineludibile evidenza che le risorse sono sempre limitate ma non insufficienti se organizzate da una regia che della loro ottimizzazione reale fa imperativo categorico.

Il futuro non sarà meno difficile del passato ma, se preparato in modo adeguato, saprà essere produttivo e migliore per una progressione della salute come reale bene per l’individuo e per la collettività.

Dott. Ferdinando Maria de Francesco  – Ordine dei Farmacisti di Salerno

Che cos’è il vaiolo delle scimmie (monkeypox)?

Si tratta di un’infezione zoonotica (trasmessa dagli animali all’uomo) causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo (monkeypox virus) ma che si differenzia da questo per la minore trasmissibilità e gravità della malattia che provoca. Il nome deriva dalla prima identificazione del virus, scoperto nelle scimmie in un laboratorio danese nel 1958. È diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori, prevalentemente in Africa.

VIDEO! 

Nelle aree endemiche è trasmesso all’uomo attraverso un morso o il contatto diretto con il sangue, la carne, i fluidi corporei o le lesioni cutanee di un animale infetto.

Il virus è stato identificato per la prima volta come patogeno umano nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo. Dalla sua scoperta, casi umani sono stati riportati in diversi paesi africani. . Attualmente la malattia è endemica in Benin, Camerun, Repubblica Centro Africana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Gana (solo casi in animali), Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone, e Sud Sudan.

Qual è la situazione attuale?

Dal 13 al 21 maggio 2022, sono stati segnalati all’organizzazione mondiale della sanità casi di monkeypox umani in 12 Stati Membri in cui la malattia non è endemica. Alcune decine di casi sono stati segnalati in paesi europei fra cui l’Italia. Analisi epidemiologiche sono attualmente in corso per identificare la/e catena/e di trasmissione.

Si può trasmettere da persona a persona?

Il virus non si trasmette facilmente da persona a persona. La trasmissione umana è legata principalmente al contatto stretto con i fluidi corporei o con le lesioni cutanee di una persona infetta. Ci si può infettare anche attraverso droplets mediante contatto prolungato faccia a faccia o con oggetti contaminati (lenzuola, vestiti…). I dati ad oggi disponibili e la natura dello lesioni suggeriscono che il virus possa essere trasmesso attraverso   rapporti intimi.

Quali sono i sintomi?

Nell’uomo si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, rigonfiamento dei linfonodi  stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste. La malattia si risolve spontaneamente in 2-4 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche; possono venir somministrati degli antivirali quando necessario. Fino a questo momento la maggior parte dei casi ha avuto sintomi lievi con un decorso benigno. 

Tuttavia, il vaiolo delle scimmie può causare una malattia più grave in alcuni gruppi di popolazione particolarmente fragili quali  bambini, donne in gravidanza e persone immunosoppresse.

È possibile che le persone che non sono state vaccinate contro il vaiolo (vaccinazione abolita in Italia nel 1981) siano a maggior rischio di infezione con il monkeypox per l’assenza di anticorpi che, per la similitudine del virus del vaiolo con il monkeypox, possono essere efficaci a contrastare anche questa virosi. La vaccinazione post-esposizione (idealmente entro quattro giorni dall’esposizione) può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici. (cfr. circolare Ministero salute del 25/05/2022).

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RACCOLTA FARMACI E DISPOSITIVI

Al via presso le Farmacie di Cava de’ Tirreni la raccolta farmaci e dispositivi medici da inviare in Ucraina.

La raccolta gode del Patrocinio del Comune di Cava de’ Tirreni e dell’attività di numerosi volontari sul territorio comunale!

Per supportare la raccolta basta recarsi presso le farmacie Cavesi dove, i volontari, con i loro banchetti raccoglieranno farmaci e dispositivi medici di primo soccorso.

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Che cosa sappiamo sulle varianti del SARS-CoV-2

Quando un virus si replica o crea copie di se stesso a volte cambia leggermente. Questi cambiamenti sono chiamati “mutazioni”. Un virus con una o più nuove mutazioni viene indicato come una “variante” del virus originale.

Finora sono state identificate in tutto il mondo centinaia di varianti di questo virus.

L’OMS e la sua rete internazionale di esperti monitorano costantemente le modifiche in modo che, se vengono identificate mutazioni significative, l’OMS può segnalare ai Paesi eventuali interventi da mettere in atto per prevenire la diffusione di quella variante.

Queste le varianti che preoccupano di più gli esperti dell’OMS e dell’ECDC:

  • Variante Alfa

    (Variante VOC 202012/01, nota anche come B.1.1.7) identificata per la prima volta nel Regno Unito. Questa variante ha dimostrato di avere una maggiore trasmissibilità rispetto alle varianti circolanti in precedenza. La maggiore trasmissibilità di questa variante si traduce in un maggior numero assoluto di infezioni, determinando, così, anche un aumento del numero di casi gravi.

  • Variante Beta

    (Variante 501Y.V2, nota anche come B.1.351) identificata in Sud Africa.
    Dati preliminari indicano che, nonostante non sembri caratterizzata da una maggiore trasmissibilità, questa variante potrebbe indurre un parziale effetto di “immune escape” nei confronti di alcuni anticorpi monoclonali. Siccome potenzialmente questo effetto potrebbe interessare anche l’efficacia degli anticorpi indotti dai vaccini tale variante viene monitorata con attenzione.

  • Variante Gamma

    (Variante P.1) con origine in Brasile.
    Gli studi hanno dimostrato una potenziale maggiore trasmissibilità e un possibile rischio di reinfezione. Non sono disponibili evidenze sulla maggiore gravità della malattia.

  • Variante Delta

    (Variante VUI-21APR-01, nota anche come B.1.617) rilevata per la prima volta in India.
    Include una serie di mutazioni tra cui E484Q, L452R e P681R, la variante Delta è caratterizzata da una trasmissibilità dal 40 al 60% più elevata rispetto alla variante Alfa, ed è associata ad un rischio relativamente più elevato di infezione in soggetti non vaccinati o parzialmente vaccinati.
    Sono in corso approfondimenti di ricerca, in collaborazione con i partner internazionali, per capire meglio l’impatto delle mutazioni sul comportamento del virus e per garantire che vengano presi tutti gli interventi di salute pubblica appropriati.

Link di approfondimento salute.gov.it

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Con l’arrivo dell’estate, aumentano le temperature ed aumenta la sudorazione. Quando la sudorazione può definirsi eccessiva?

Normalmente il nostro corpo produce circa mezzo litro di sudore al giorno. Nel momento in cui la sudorazione diviene eccessiva ed anomala, si parla di iperidrosi.

L’iperidrosi è un fenomeno patologico caratterizzato dalla produzione di sudore in quantità anomala rispetto alle necessità fisiologiche della termoregolazione.

L’iperidrosi può avere implicazioni sociali o lavorative. È opportuno diagnosticarla velocemente, in quanto la persona affetta da tale patologia, può sentirsi limitata nelle normali attività quotidiane e quindi incorrere in forme depressive e stress.

L’iperidrosi, in base alle cause scatenanti, si suddivide in primaria e secondaria. Si parla di iperidrosi primaria quando a bagnarsi in maniera eccessiva sono i palmi delle mani e dei piedi, il viso o le ascelle; mentre di iperidrosi secondaria quando la sudorazione è connessa a malattie croniche come obesità, ipertiroidismo, gotta, diabete.

Quali sono le cause dell’iperidrosi?

Generalmente le cause possono essere genetiche, ereditarie o stress emotivo.

Quali trattamenti adottare?

Nel paziente che lamenta eccessiva sudorazione, lo specialista deve in primis escludere le cause di iperidrosi secondaria.  Successivamente, consiglierà degli antitraspiranti per migliorare l’eccessiva sudorazione delle ascelle.

Nel caso in cui l’iperidrosi coinvolga più parti del corpo, lo specialista consiglierà la ionoforesi o le iniezioni di botox.

Nei casi più gravi, si può procedere con un trattamento chirurgico che consiste nell’interruzione delle fibre nervose della catena del simpatico scatenanti

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La diarrea è caratterizzata da un aumento della frequenza intestinale.

Non è raro che, con l’aumento della temperatura, le persone possano soffrire di questo disturbo, apparentemente senza causa.

Gli sbalzi termici, soprattutto il caldo estivo, può causare mal di pancia e diarrea?

Il brusco cambiamento di temperatura, ad esempio causato ddal passaggio da un locale climatizzato all’aria calda esterna, può causare mal di pancia, crampi e diarrea.

Gli sbalzi di temperatura possono infatti causare contrazioni e successivi rilassamenti delle pareti intestinali; in particolare laddove il freddo provoca la contrazione della muscolatura intestinale,  il caldo la distende.

Sarebbe dunque corretto evitare ambienti con aria condizionata molto forte e coprirsi la pancia.

Bisogna ricordare inoltre che i repentini cambi di temperatura possono causare stress fisico che comporta un abbassamento delle difese immunitarie, quindi un grave danno per l’equilibrio della flora batterica.

Come possiamo prevenire questo fastidioso disturbo?

-Evitiamo gli sbalzi di temperatura e teniamo coperta la pancia.

– Assumiamo probiotici che favoriscono la crescita e all’attività dei batteri presenti nel tratto intestinale.

-Optiamo per una dieta leggera ricca di frutta e verdura.

Quali rimedi adottare in caso di diarrea “da caldo”?

Quasi sempre la diarrea si risolve da sola, senza assumere farmaci. Il rimedio per eccellenza è l’idratazione. Dobbiamo assumere acqua, possibilmente integrata con sali minerali (magnesio e potassio) e  seguire una dieta leggera.

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Il mal di mare (naupatia, in linguaggio medico) è  una forma di cinetosi, più comunemente mal di movimento, cioė una sindrome clinica che insorge in soggetti predisposti quando si trovano su mezzi di trasporto come automobili, navi o aerei e subiscono continue variazioni di posizione dovute al moto.

Tale patologia colpisce il senso di equilibrio e di conseguenza l’orientamento nello spazio.

Quali sono i sintomi?

Il mal di mare genera un conflitto neurosensoriale che comporta l’insorgere di sintomi come: vertigini, vertigine rotatoria, nausea, vomito, sudorazione fredda, attacchi di panico, tachicardia.

I sintomi compaiono quando il sistema nervoso centrale riceve messaggi contrastanti dagli organi di senso come gli occhi, l’orecchio interno, i recettori di posizione e movimento.

Come curare il mal di mare?

Un primo rimedio sono i cerotti, a base di principi naturali, da applicare dietro l’orecchio quindici minuti prima di iniziare il viaggio. I cerotti hanno la funzione di attenuare la nausea e le vertigini.

I rimedi farmacologici che leniscono la nausea, vomito e vertigini sono gli antistaminici.

Nel trattamento del mal di mare viene utilizzata anche la scopolamina. La scopolamina è un farmaco che rallenta l’attività gastrica e intestinale, quindi va assunta sotto controllo medico.

Rimedi naturali da poter utilizzare contro il mal di mare sono: la digitopressione, bere infusi di menta piperita o di radici di zenzero.

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Gambe gonfie per il caldo. Ecco i Rimedi! 

Con l’arrivo del caldo è  facile che si accusino disturbi alle gambe come: senso di pesantezza, gonfiore delle caviglie, formicolio, prurito.

Solitamente sono disturbi transitori, che scompaiono con la fine dell’estate.

Le alte temperature mandano in tilt il sistema circolatorio, i liquidi fluiscono con maggiore difficoltà causando gonfiore e sensazione di pesantezza alle estremità.

Quali sono le cause?

Il primo fattore scatenante è l’insufficienza venosa. In questo caso i sintomi dipendono da fattori ereditari, età,  peso, ormoni e stile di vita sedentario.

Cosa fare ai primi segnali di gonfiore e pesantezza?

  • Assumere una posizione seduta corretta, evitando di accavallare le gambe
  • Sollevare le gambe in modo da assumere una posizione di scarico
  • Sollevare le punte dei piedi, di tanto in tanto, in modo da riattivare il microcircolo
  • Evitare i bagni caldi
  • Indossare indumenti leggeri e freschi
  • Curare l’alimentazione assumendo alimenti ricchi di magnesio e ridurre le quantità di sale, responsabile del ristagno dei liquidi

Quali rimedi adottare?

  • Massaggiare delicatamente, dal basso verso l’alto, con movimenti circolari, le gambe
  • Fare freschi pediluvi o brevi docce, direzionando il getto d’acqua fresca su piedi, caviglie e gambe

Nel caso questi rimedi non fossero sufficienti ad alleviare i sintomi, si possono acquistare in farmacia o in erboristeria creme, lozioni o gel rinfrescanti a base di aloe vera, rusco, arnica, ippocastano, vite rossa.

Nel caso perdurassero i sintomi, contattare il medico di medicina generale o l’angiologo.

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Con l’arrivo dell’estate, molte persone si recano dal dermatologo per la comparsa di funghi sulla pelle.

I pazienti lamentano la presenza di macchioline rosate o biancastre sulle spalle, sul dorso e sul corpo, sostenendo di aver contratto una micosi al mare o in spiaggia

Nella maggior parte dei casi il dermatologo diagnostica il cosiddetto “ fungo di mare”.

In realtà,  questa definizione è impropria perché il fungo responsabile di queste macchie si chiama Malassezia Furfur ed è un lievito saprofita della cute.

Ciò significa che vive normalmente sulla nostra pelle!

Tuttavia, a causa di alcune condizioni cutanee come seborrea o aumento della sudorazione, o abbassamento delle difese immunitarie,  questo fungo diviene patogeno ed inizia a proliferare, manifestandosi con macchie e chiazze.

Il fungo di mare ha un andamento stagionale, infatti, le macchie compaiono in primavera e diventano più evidenti d’estate con l’abbronzatura ( da qui l’errata convinzione che il sole ed il mare provochino la micosi).

Le sedi maggiormente colpite sono il tronco ed il collo.

Il fungo di mare è raramente contagioso.

Come curare questa micosi?

La terapia consiste nell’utilizzo di antimicotici topici (creme o lozioni) e sistemici  (per via orale).

È fondamentale consultare il farmacista o il dermatologo prima di intraprendere qualsiasi terapia.

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