Quando si parla di diagnosi di tumori e di esami del sangue per lo più ci si riferisce ai cosiddetti marker tumorali, in italiano “marcatori”.
Si tratta di sostanze che vengono prodotte direttamente dai tumori o che vengono “liberate” quando nel corpo si sta formando una neoplasia maligna o benigna, in risposta a tale anomalia. Queste sostanze sono rilevabili nel sangue.
In generale servono per scoprire, diagnosticare o monitorare un tumore, ma sebbene livelli fuori norma di alcuni marcatori possano suggerire un accrescimento tumorale, da soli non sono sufficienti a darci la certezza di una diagnosi.
Pertanto possiamo considerare il marker come un segnale di allarme, una spia concreta di possibile neoplasia, utile come strumento diagnostico da associare ad altre indagini più approfondite come la biopsia (prelievo di un campione di tessuto sospetto da analizzare in laboratorio) o esami strumentali quali TAC, PET, ecografie eccetera.
Alcuni tumori, quali il cancro al seno, sono rilevabili attraverso specifici marker tumorali che si possono richiedere in un test del sangue. Come già anticipato, però, non è certo sufficiente basarsi su tali indicatori, che vanno sempre e comunque presi “con le pinze” e associati ad esami più approfonditi per giungere ad una diagnosi certa.
Vediamo quali sono i marcatori che un test del sangue può rilevare in caso di sospetto tumore (carcinoma) della mammella e i loro significati.
Attenzione: la sigla CA indica Cancer Antigen, ovvero antigene del cancro, proteina di natura tumorale.
In generale:
Dott.ssa Anna Longanella
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